Due parole con…Gianella Espedale

Ci accoglie con il suo consueto splendido sorriso, i suoi occhi vivaci lo specchio della freschezza, occhi sensibili dove leggiamo gentilezza e rispetto ma anche, in profondità, un velo di sopita malinconia di chi ha vissuto, e sta vivendo ben più dei suoi diciassette anni. Talento cristallino, gioca da play/guardia, è dotata di un ottimo ball handling, attacca il canestro con decisione ed è precisa nel tiro dalla distanza.

 Così si presenta Gianella Espedale:

“Sono nata a Plaza Huincul, un paese grande più o meno come Tortona, nel sud ovest dell’Argentina, a 1300 chilometri da Buenos Aires. Li ho iniziato ad appassionarmi al basket dall’età di quattro anni, spinta dai miei genitori, entrambi ex giocatori di buon livello, particolarmente mio padre ha militato in quella che potrebbe essere una Serie B in Italia. Giocavo con i maschi perché non c’erano squadre femminili e a 13 anni ho fatto la prima esperienza fuori casa, a Neuquem, il capoluogo della mia provincia. Li ho avuto una buona visibilità e sono stata selezionata per la nazionale giovanile di categoria Under 14 e ho partecipato in Messico ai Campionati Sudamericani Under 16.”

 A un certo punto hai deciso di lasciare il tuo paese. Come è nata questa decisone?

“E’ stata una decisione sofferta sicuramente, lasciare i miei amici e la mia famiglia, ma l’amore per il basket, la voglia di confrontarmi con realtà più solide e affermate, sempre sostenuta dai miei genitori, mi ha spinto ad accettare lo scorso anno l’offerta di Alghero. All’inizio è stato difficilissimo come potete immaginare, avendo problemi con la lingua, ma nell’arco di pochi mesi ho imparato l’italiano e ni sono inserita bene grazie anche alla società e all’ospitalità sarda. Ad Alghero facevo i campionati giovanili, la Serie B e a volte mi allenavo con la Dinamo Sassari”.

Poi la scelta di venire a Castelnuovo

“Si, perché volevo fare uno step ulteriore. In Sardegna c’erano poche squadre competitive, nelle giovanili segnavo sempre tantissimi punti ma mi accorgevo di non avere una crescita cestistica adeguata. Ho subito accettato di venire a Castelnuovo perché mi è stato esposto l’ambizioso progetto con il supporto del Derthona e adesso posso dire di essere felicissima di questa scelta. Sono ospitata insieme a Francesca e Britney nella foresteria del Derthona, sono seguita passo passo anche a scuola (frequenta il Liceo Linguistico Peano con buoni risultati n.d.r.), ho stretto amicizie anche con i maschi ospitati e seguo, quando posso, le loro partite giovanili al “Camagna” anche perché gioca il mio connazionale Bruno Farias. L’organizzazione è perfetta, la mensa ottima, mentre ad esempio ad Alghero dovevo farmi da mangiare da sola, Franco Balduzzi e Stefano Martinelli sono ottimi istruttori, gioco in squadre competitive, con l’Under 19 possiamo arrivare alle finali nazionali mentre con la Serie B, pur essendo tutte giovanissime, abbiamo già ottenuto ottimi risultati. Inoltre, ho delle compagne di squadra brave tecnicamente, molto socievoli e simpatiche con le quali mi trovo a meraviglia, a volte mi alleno con Nino Molino nella Serie A2, altre ragazze stupende, tecnicamente molto brave che mi hanno accolto bene e dalle quali imparo tantissimo. Non mi manca niente”

Siamo sicuri Gianella? Un po’ di nostalgia di casa?

“Si, quello sicuramente. Ho lasciato tutto in Argentina. La nostalgia è tanta, anche se ci sentiamo quasi tutti i giorni mi mancano soprattutto i miei genitori e mio fratello più piccolo, mi manca il contatto anche fisico con mia madre. Ma l’amore per il basket e il supporto della mia famiglia, mi fanno superare tutto”

I tuoi obiettivi futuri?

” Vorrei giocare in Serie A qui in Italia, tra l’altro il prossimo anno potrei ottenere lo status di comunitaria e allo stesso tempo ottenere la cittadinanza italiana, visto che un mio bisnonno è nato a Palermo”

Tenace e dolcissima Gianella, BUENA VIDA

Ti lasciamo con le parole di un altro sudamericano, Paulo Coelho

“A volte il guerriero della luce ha l’impressione di vivere due vite nello stesso tempo. ‘C’è un ponte che collega quello che faccio con ciò che mi piacerebbe fare”, pensa. A poco a poco, i suoi sogni cominciano a impadronirsi della vita di tutti i giorni, finché egli avverte di essere pronto per ciò che ha sempre desiderato. Allora basta un pizzico di audacia, e le due vite si trasformano in una.”